A cosa serve un Esame 
La consulenza genetica, mirata alla diagnosi prenatale, è un atto medico che si rende necessario ogni volta che dalla storia familiare, o riproduttiva, di una coppia emergano elementi che facciano sospettare un rischio riproduttivo. Alterazioni particolari dello stato di salute di un familiare della coppia o ricorrenza nella famiglia di patologia di qualunque natura, contatto con sostanze potenzialmente teratogene, anomalie fetali ecografiche sono materia per una preliminare valutazione del problema e del reale rischio, ad opera del consulente genetista, e per un'eventuale gestione attraverso gli strumenti della genetica. Si tratta di una sorta di intervista durante la quale il genetista effettua una ricostruzione accurata della storia familiare della donna (passate gravidanze, eventuali aborti spontanei, per esempio) e della storia della salute dei futuri genitori, con relative informazioni sulle malattie familiari. Tutti questi dati permettono di identificare eventuali problemi materni che possono "pesare" sulla gravidanza e l'entità del rischio "di coppia" di trasmettere malattie a carattere genetico.

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La Villocentesi rappresenta uno strumento per ottenere materiale biologico fetale dal quale è possibile procedere con uno studio genetico. Viene utilizzata per lo studio dei cromosomi fetali e quindi è indicata per valutare in diagnosi prenatale situazioni di potenziale aumento del rischio di cromosomopatie. A differenza dell'amniocentesi è la metodica di elezione per avviare uno studio del DNA fetale. Per questo è indicata per escludere il rischio potenziale derivato dalla presenza di specifiche patologie genetiche (legate al DNA e non ai cromosomi) individuate e caratterizzate all'interno della famiglia a seguito di consulenza genetica. Consiste nel prelevare pochi milligrammi di tessuto della placenta in fase di formazione per effettuare su di esso le colture cellulari per la mappa cromosomica. L'esito dell'esame giunge in due tempi: il primo dopo circa una settimana ed il definitivo dopo 3 settimane. Ciò consente comunque, in caso di alterazioni cromosomiche importanti, di effettuare una interruzione della gravidanza in un periodo ancora precoce. Il test ha una detection rate (rapporto tra il numero di feti affetti risultati positivi al test e numero totale di feti affetti) di 100/100, con una quota di falsi positivi (feti sani risultati positivi al test) di 0/100. L'esame è legato ad un rischio di complicanze abortive inferiori a 1/100.

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La translucenza nucale è l'immagine ecografica dell'accumulo di fluido che è fisiologicamente presente in tutti i feti nel primo trimestre di gravidanza nella regione posteriore del collo. Un aumentato spessore della translucenza nucale può associarsi ad una maggiore frequenza di anomalie cromosomiche (in particolare la sindrome di Down) o ad altri difetti strutturali del feto. La misurazione della translucenza nucale è stata pertanto proposta come test di screening delle malformazioni fetali nel primo trimestre, da sola o in associazione con i test biochimici (bi-test e tri-test). Come i test biochimici quindi la misura della translucenza nucale non ha un valore diagnostico assoluto, ma può individuare un fattore di rischio aumentato di anomalie fetali. Ciò significa che feti con spessore di translucenza nucale aumentato possono essere normali e che feti con translucenza nucale normale possono essere portatori di anomalie.

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Il Test Combinato rappresenta un'evoluzione dello screening operato attraverso lo studio ecografico della translucenza della plica nucale. Introduce la determinazione di due parametri biochimici dosati da siero di sangue materno, PAPP-A (Pregnancy Associated Plasmatic Protein A) e free-beta HCG, aggiungendo quindi un secondo tipo di parametro oggettivo (biochimico) al calcolo matematico che porta alla formulazione del rischio che la gravidanza sia affetta da cromosomopatia. Il test ha una detection rate (rapporto tra il numero di feti affetti risultati positivi al test e numero totale di feti affetti) di 90/100 con una quota di falsi positivi (feti sani risultati positivi al test) di 5/100. L'esame è privo di rischi per il feto. Si tratta di un test di screening (ovvero di valutazione della probabilità di malattia) e non di un esame diagnostico.
Bisogna quindi precisare che: la negatività del test riduce il rischio di malattia, ma non lo azzera; la positività del test non implica che necessariamente il feto sia affetto dalla malattia, ma che il rischio è sufficientemente elevato da giustificare una procedura diagnostica ulteriore il nuovo esame proposto per la diagnosi ha un rischio di aborto dello 0.5 ÷ 2% prima del prelievo ematico è sempre indispensabile eseguire un'ecografia per stabilire la vitalità del feto e l'epoca di gravidanza, in quanto i valori variano sensibilmente con le settimane gestazionali. Circa il 10% delle donne risulta positiva al test e deve eseguire una villocentesi o un'amniocentesi per la diagnosi definitiva. In caso di positività del test, anche quando il cariotipo fetale risulta normale è consigliabile effettuare comunque un'ecografia di II° livello ed un'ecocardiografia fetale in centri specializzati alla 18a - 22a settimana.

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L'amniocentesi rappresenta uno strumento per ottenere materiale biologico fetale dal quale è possibile procedere con uno studio genetico.
Convenzionalmente viene utilizzata per lo studio dei cromosomi fetali e quindi è indicata per valutare in diagnosi prenatale situazioni di potenziale aumento del rischio di cromosomopatie. Per questo è indicata per escludere il potenziale rischio legato all'età materna avanzata (>35 anni) o altre situazioni oggetto di consulenza genetica quali anomalie cromosomiche familiari ecc..
Il prelievo viene eseguito con l'ausilio di un ago introdotto per via transaddominale sotto costante controllo ecografico e non richiede uso di anestetico. Il test ha una detection rate (rapporto tra il numero di feti affetti risultati positivi al test e numero totale di feti affetti) di 100/100 per le cromosomopatie visibili ad un'esame cromosomico standard, con una quota di falsi positivi (feti sani risultati positivi al test) di 0/100. L'esame è legato ad un rischio di complicanze abortive di 0.5/100.
I tempi di consegna del referto variano dalle due alle quattro settimane a seconda dei diversi centri. In alcuni centri è disponibile uno studio preliminare operato attraverso metodiche in fluorescenza (FISH) che consente di escludere le più frequenti patologie cromosomiche (es. Sindrome di Down) in 24 ore dall'esecuzione del prelievo.
 
Rischio di generare figli affetti da anomalie cromosomiche in rapporto all'età materna.

Età materna Rischio di sindrome di Down Rischio di tutte le anomalie cromosomiche
20 1 ogni 1667 1 ogni 526 
21 1 ogni 1667 1 ogni 526
22 1 ogni 1429 1 ogni 500
23 1 ogni 1429 1 ogni 500
24 1 ogni 1250 1 ogni 476
25 1 ogni 1250 1 ogni 476
26 1 ogni 1176 1 ogni 476
27 1 ogni 1111 1 ogni 455
28 1 ogni 1053 1 ogni 435
29 1 ogni 1000 1 ogni 417
30 1 ogni 952 1 ogni 385
31 1 ogni 909 1 ogni 385
32 1 ogni 769 1 ogni 322
33 1 ogni 602 1 ogni 286
34 1 ogni 485 1 ogni 238
35 1 ogni 378 1 ogni 192
36  1 ogni 289 1 ogni 156
37 1 ogni 224 1 ogni 127
38  1 ogni 173 1 ogni 102
39  1 ogni 136 1 ogni 66
40  1 ogni 106 1 ogni 53
41  1 ogni 82 1 ogni 53
42  1 ogni 63 1 ogni 42
43  1 ogni 49 1 ogni 33
44 1 ogni 38 1 ogni 26
45 1 ogni 33 1 ogni 21
46  1 ogni 23 1 ogni 16
47 1 ogni 18 1 ogni 13
48  1 ogni 14 1 ogni 10
49 1 ogni 11 1 ogni 8

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L'ecografia è una tecnica che consente di vedere gli organi del nostro corpo con l'utilizzo di onde sonore ad alta frequenza (ultrasuoni non udibili dall'orecchio umano) che attraversano i tessuti.
Il principio su cui si basa l'ecografia è lo stesso usato dai sonar delle navi per localizzare i sottomarini o i banchi di pesce.
In pratica l'ecografo funziona così: la sonda posta sull'addome materno invia impulsi di onde sonore nel corpo. Queste onde sonore in parte vengono riflesse dalla parete addominale e dalla parete dell'utero, creando echi. Quando le onde sonore arrivano al feto mandano altri echi o onde di contorno che sono trasformati in immagini sul monitor dell'ecografo. Con l'ecografia è quindi possibile osservare in modo dettagliato il feto dentro l'utero.

Ecografia I° trimestre (datazione: 11°-14°settimana)

Serve per verificare che la gravidanza sia in utero e non fuori (gravidanza extrauterina), per vedere se c'è più di un embrione (gravidanza gemellare) e per "datare" la gestazione. Infatti, poiché un'ovulazione può essere anticipata o ritardata (più spesso nelle donne con cicli irregolari) ed inoltre gli spermatozoi possono vivere anche 5-6 giorni nelle vie genitali femminili, si comprende il motivo per cui la gravidanza viene datata convenzionalmente a partire dalla data dell'ultima mestruazione (dato oggettivo) e non da un eventuale concepimento (difficile a stabilirsi). Una più precisa datazione della gravidanza diventa necessaria nei casi in cui si verifichi successivamente una situazione di rischio, per esempio minaccia di parto prematuro o al contrario gravidanza che si prolunga oltre il termine. Ecco perché un esame ecografico eseguito entro il terzo mese permette di essere molto accurati nello stabilire l'epoca gestazionale e quindi predire la data presunta del parto (con errore standard di più o meno 5 giorni). Un'ecografia eseguita in questa epoca consentirà in seguito di capire meglio se un bambino sarà cresciuto troppo o troppo poco (e non si tratti invece appunto di una "ridatazione").

Ecografia II° trimestre (morfologia: 19°-22°settimana)

È quella più importante e va eseguita al quinto mese perché consente di diagnosticare le più comuni malformazioni del feto ecograficamente diagnosticabili. Alcune di queste potrebbero essere correggibili alla nascita (ma vanno diagnosticate prima), mentre le più gravi potrebbero fare optare per un'interruzione della gravidanza. Con questa ecografia vengono valutati testa, colonna vertebrale e coste, cuore, stomaco, intestino, fegato, colecisti, grossi vasi, reni, vescica, apparato genitale, arti. Accanto alle valutazioni biometriche e morfologiche del feto, assume particolare rilievo lo studio degli annessi ovulari: la placenta, il liquido amniotico ed il cordone ombelicale.

Ecografia III° trimestre (accrescimento: 30°-32°settimana)

Serve a vedere quanto è cresciuto il bimbo. Oltre ai parametri già valutati nel 2° trimestre, si valutano il diametro biparietale del cranio (DBP), la circonferenza addominale (CA), la circonferenza cranica (CC), la lunghezza del femore (LF), il diametro addominale ed il diametro toracico. Si procede a: misura dell'accrescimento, ricontrollo morfologico, controllo dell'inserzione placentare e condizioni della placenta (maturazione), valutazione della quantità di liquido amniotico.

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Molti ginecologi, anche in assenza di sintomi, richiedono durante l'ultimo mese di gravidanza il tampone vaginale e rettale per l'individuazione dello streptococco beta-emolitico di gruppo B. Si tratta di un microbo che se presente nella vagina o nel retto potrebbe infettare il bambino durante il parto, causando infezioni neonatali che in rari casi possono essere anche molto gravi.
Se l'esame rileva la presenza dello streptococco (che di solito non dà alcun sintomo alla madre), si esegue una profilassi antibiotica alla donna durante il travaglio ed eventualmente al neonato. Naturalmente, il tampone vaginale può essere eseguito per la ricerca di altri germi in qualsiasi altro periodo della gravidanza, in caso di sospetta infezione vaginale.
Si accede ai corsi preparto dopo prenotazione telefonica, che va effettuata intorno al 7° mese di gestazione, ma può essere fatta anche prima.
Il corso consiste in circa 7-8 incontri con il personale specializzato (ostetrica, pediatra, assistente sociale, ecc.), della durata variabile fra le 2 e le 4 ore per incontro.
Il corso comprende lezioni teoriche su vari argomenti (dolore, travaglio, allattamento, ecc.) e lezioni pratiche (esercizi specifici di preparazione al parto). Può essere compreso nel corso un percorso illustrativo della Sala Parto e del Nido, presso la struttura ospedaliera scelta per la nascita.
Dopo il parto, si tiene un incontro-verifica con il neonato, i genitori ed il personale che ha condotto il corso.
La cardiotocografia, uno dei parametri fondamentali del Profilo Biofisico Fetale, sfrutta il principio che la frequenza cardiaca fetale (FCF), come tutti gli altri parametri biologici del soggetto sano, non è stabile ma subisce continue variazioni. L'esame cardiotografico serve a monitorare il benessere fetale e, particolarmente, ad evidenziare una sofferenza fetale acuta. La registrazione ha una durata di circa 20 minuti, può essere ripetuta una seconda volta nei casi dubbi e anche per lunghi periodi durante il travaglio di parto. Il battito cardiaco fetale viene solitamente rilevato con tecnica Doppler, posizionando una sonda a ultrasuoni sull'addome materno. E' possibile anche, fissando un elettrodo sull'estremità cefalica, ottenere la rilevazione dell'attività elettrica del cuore fetale e, tramite un'elaborazione elettronica, trasformarla in una registrazione della frequenza. Quest'ultima metodica si può usare solo durante il travaglio di parto e quando le membrane sono rotte.
Nel corso dell'esame viene misurato l'AFI (Amniotic Fluid Index); viene cioè esaminata la quantità di liquido amniotico residua al termine della gravidanza. Il medico esegue quattro misurazioni delle falde (distanza tra la parete dell'utero e il corpo fetale) di liquido, agli angoli dell'utero. L'AFI è rappresentato dalla somma in cm delle misurazioni. L'ambito di normalità va da un minimo di 4 ad un massimo di 20 cm. Questo parametro è significativamente correlato allo stato di benessere fetale e consente di indirizzare le successive decisioni mediche di approccio al parto.
Valutano se l'aspirante mamma ha già fatto alcune malattie infettive che sono a rischio per la gravidanza e se la coppia può trasmettere malattie (genetiche e non) al piccolo. E' per questo che alcuni esami sono riservati solo alla donna, mentre altri sono estesi anche al partner.
In base al decreto Ministeriale del 10 settembre '98 tutti gli esami del sangue per gli accertamenti preconcezionali sono a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale e non prevedono il pagamento di alcun ticket. Sono considerate prestazioni specialistiche necessarie per tutelare la maternità responsabile. Per usufruire dell'esenzione è sufficiente l'impegnativa del proprio medico di base o quella di un ginecologo pubblico (di un consultorio, di un ospedale, per esempio). I test vanno poi effettuati in un laboratorio d'analisi pubblico o convenzionato.
Gruppo sanguigno con identificazione del fattore Rh. Per entrambi. Serve a definire la presenza o meno dell'Rh, una caratteristica dei globuli rossi. Se la donna ha un Rh negativo e il partner lo ha positivo può crearsi una incompatibilità tra il sangue materno e quello del feto (nel caso erediti l'Rh paterno).
Emocromo. Per la donna. Analizza le caratteristiche di globuli rossi e piastrine per identificare se ci sono alterazioni che fanno sospettare che la futura mamma sia portatrice sana (e quindi senza alcun sintomo) di malattie genetiche del sangue (talassemia, soprattutto). In caso di positività, il test è esteso anche al partner. Serve comunque ad evidenziare la presenza di stati anemici, di fronte ai quali consigliare diete opportune e/o supplementazione di ferro o acido folico.
Glicemia. Per la donna. Valuta la quantità di zuccheri presenti nel sangue, dato che serve ad identificare donne intolleranti ai carboidrati o leggere forme di diabete non riconosciute prima della gravidanza Questo valore serve anche da riferimento per valutare se nel corso dell'attesa si manifesta una forma particolare di diabete, detto gestazionale.Il test va ripetuto tra la ventiquattresima e la ventisettesima settimana. Nei casi in cui invece siano presenti storie personali, familiari od ostetriche di diabete e/o ipertensione è opportuno richedere anche una curva da carico orale di glucosio, ed una esecuzione di creatininemia, acido urico e clearance della creatinina.
Test di Coombs indiretto. Solo per l'aspirante mamma che ha un Rh negativo. Dosa la presenza o meno nel sangue di anticorpi contro l'Rh positivo e valuta indirettamente anche il rischio di "rigetto" di un feto con la stessa caratteristica nei globuli rossi. Di fronte ad una gravida con Rh negativo con Coombs indiretto negativo è opportuno ripetere il test mensilmente nel corso della gestazione. Nei casi di gravida di gruppo O ed Rh positivo, il test di Coombs deve essere ripetuto nelle ultime settimane di gravidanza.
Virus rosolia anticorpi o Rubeo test. Solo per la donna. Serve a scoprire se l'aspirante mamma ha già fatto la rosolia nel passato (ed è quindi immune e non rischia di passarla al feto) , se l'infezione è in atto (e il concepimento è a rischio e va rimandato), o se non ha mai contratto la malattia. In questo caso, alla donna viene consigliata la vaccinazione antirosolia. Da effettuarsi almeno tre mesi prima di mettere in cantiere il bebè. E' indispensabile eseguire la determinazione sia delle IgG, sia delle IgM.
Toxoplasma anticorpi o toxotest. Solo per la donna. Scopre se l'aspirante mamma ha già fatto la toxoplasmosi: in questo caso non c'è alcun rischio che la trasmetta al piccolo. Se l'esito del test è negativo, la futura mamma deve invece mettere in atto misure igieniche per tutta la gravidanza per evitare di infettarsi e ripetere il test mensilmente. Anche nel caso del Toxo-test è importante determinare IgG ed IgM.
Treponema pallidum anticorpi (TPHA) e VDRL. Per entrambi. Valuta se la coppia è affetta dalla sifilide, una malattia a trasmissione sessuale che può essere passata anche al feto. I rischi vengono azzerati con cure effettuate da entrambi i partner prima del concepimento.
Transaminasi Le Transaminasi (GOT o AST e GPT o ALT) sono enzimi localizzati principalmente nel cuore e nel fegato. indicano il buon funzionamento di questi organi.
PT, PTT Il Tempo di Protrombina (PT) e' la misura del tempo necessario alla formazione del coagulo di fibrina quando al plasma citrato del paziente si aggiungono tromboplastina e calcio. E' utilizzato principalmente per il controllo di terapie anticoagulanti orali. Puo' essere aumentato in caso di carenza o alterazione congenita dei fattori V, VIII, X, protrombina, epatopatie, deficit di vitamina K, CID, malattie autoimmuni, paraproteinemie, amiloidosi. Il Tempo di Tromboplastina Parziale (PTT) e' il tempo necessario alla formazione del coagulo di fibrina quando il plasma citrato viene ricalcificato. E' utilizzato per il controllo dell'effetto della terapia con eparina. E' aumentato nell'emofilia A (fattore VIII) e B (fattore X) ed altri difetti di sintesi dei fattori della coagulazione, nelle epatopatie, nei deficit di vitamina K, CID, malattie autoimmuni, paraproteinemie, amiloidosi.
Ferritina La funzione primaria della Ferritina è quella di accumulare il ferro intracellulare, costituendo una riserva di ferro rapidamente mobilizzabile. Nella normalita', i livelli medi, lievemente più elevati alla nascita, si abbassano durante l'infanzia fino al raggiungimento della pubertà. Valori inferiori alla norma indicano, con sicurezza, carenza di ferro e permettono la diagnosi differenziale tra anemia sideropenica ed anemia dovuta ad altre cause.
Fibrinogeno Il Fibrinogeno e' un fattore essenziale della coagulazione. Viene sintetizzato dal fegato e dal reticolo endoteliale. Per mezzo della trombina si trasforma in fibrina per un processo di polimerizzazione, intervendo nella formazione del coagulo.
Colinesterasi La Colinesterasi e' un'enzima complesso. Si trova nel sangue, nel fegato e nel pancreas dove viene prodotta. La sua sintesi e' strettamente legata con la sintesi dell'albumina, per cui questo enzima e' ritenuto un indice sensibile dell'efficienza protidoproteica della cellula epatica. E' aumentata nell'ipertiroidismo, diabete mellito, sindrome nefrosica, obesita'. E' diminuita nelle epatopatie acute e croniche, infarto miocardico, infezioni acute, anemia, neoplasie, tossicosi gravidica, dermatomiosite.
Citomegalovirus (CMV) Il Citomegalovirus è la causa più frequente di infezioni intrauterine. In gravidanza l'eliminazione virale aumenta con il progredire dell'epoca gestazionale. L'infezione può essere trasmessa al feto sia per passaggio trasplacentare che per contatto durante il parto ed e' causa di malformazioni congenite. Fattori di rischio sono una giovane età della madre, la promiscuità sessuale, la scarsa igiene, il contatto prolungato con bambini piccoli.
HCV Per la donna. Si tratta del test per vedere se la madre ha anticorpi contro il virus dell'epatite C. Se positivo, si dovrebbe eseguire anche il dosaggio del genoma del virus (HCV-RNA), per vedere se oltre agli anticorpi c'è anche il virus. In caso di risultato positivo, esiste il pericolo, anche se con frequenza piuttosto bassa, di contagio al feto. Molti medici non richiedono questo test, perché comunque non esiste un possibile rimedio. Altri lo richiedono, perché alcuni studi dimostrano che se il bambino non viene allattato al seno il rischio di contagio è inferiore.
Virus immunodeficienza acquisita (HIV) anticorpi. Per entrambi. Valuta se i futuri genitori sono positivi nei confronti del virus dell'Aids: in questo caso possono passare la sieropositività anche al piccolo. Sapendolo in anticipo, si possono mettere in atto alcune misure (parto cesareo, terapia antiretrovirale, allattamento artificiale) per ridurre il rischio di trasmissione dalla mamma al piccolo. Per eseguirlo è necessario il consenso informato, cioè il medico deve chiedere l'autorizzazione a eseguire questo esame, spiegando di cosa si tratta e perché lo si richiede.
Esami sierologici per l'epatite virale (HbsAg) Per la donna. Di fronte a madri HbsAg positive è fondamentale sottoporre il neonato allo stesso controllo: ciò consente di eseguire la sieroprofilassi e la vaccinazione durante i primi giorni di vita.
Esami sierologici per la sifilide (Lue) Già dagli anni '70, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato una recrudescenza di questa patologia anche nei paesi dell'Europa. E' quindi opportuno screenare le gravide, viste le importanti conseguenze sul feto in caso di sifilide materna non terapizzata.
Esame completo delle urine E' indispensabile per scoprire eventuali alterazioni metaboliche, quali, ad esempio, Glicosuria, Proteinuria, Batteriuria.
Alcune donne riescono ad affrontare adeguatamente l'ansia e la paura legate al parto e ad accettare il dolore del travaglio. Per altre invece il dolore può rappresentare una difficoltà in più che impedisce di vivere questo momento in modo sereno. In questo caso è possibile usufruire dell'analgesia epidurale, che consente di controllare efficacemente il dolore, partorendo comunque in modo naturale e spontaneo.
L'analgesia epidurale: L'analgesia epidurale determina in pochi minuti la scomparsa del dolore lasciando inalterate tutte le altre sensibilità compresa quella delle contrazioni uterine che continuano ad essere percepite in modo non doloroso. Dopo aver ricevuto l'epidurale la donna è libera di muoversi e, se lo desidera, anche di camminare durante il suo travaglio. Al momento del parto l'epidurale non riduce la forza muscolare e le permette di spingere adeguatamente al momento dell'espulsione. Il parto avviene quindi con la sua piena partecipazione.
Che cos'è l'epidurale? L'analgesia epidurale viene eseguita da un medico anestesista esperto in questa tecnica. La procedura richiede pochi minuti e non è dolorosa, perchè preceduta da anestesia locale. A livello della regione lombare, attraverso un ago, viene introdotto un sottilissimo tubicino di plastica (cateterino) nello spazio epidurale, che è formato dal tessuto grasso che riveste le fibre nervose che trasmettono il dolore del travaglio. La soluzione analgesica è somministrata attraverso il cateterino, che viene fissato con un cerotto dietro la schiena in modo tale da consentire qualsiasi movimento alla partoriente. Il cateterino si può rifornire in ogni momento senza dover ricorrere ad altre punture.
Quando viene praticata? A condizione che il suo travaglio sia iniziato lei potrà richiedere in qualsiasi momento l'analgesia epidurale che però sarà effettuata solo dopo la visita del ginecologo. Infatti alcune situazioni ostetriche che si verificano durante il travaglio potrebbero ritardare l'esecuzione dell'epidurale. Nel caso di diabete, ipertensione, grave miopia con precedente distacco di retina, l'analgesia epidurale può essere richiesta dal ginecologo stesso per ridurre alcuni dei rischi associati a queste malattie.
Posso ricevere un'epidurale? L'analgesia epidurale può essere ricevuta dalla grande maggioranza delle partorienti. Vi sono però alcune condizioni nelle quali non è possibile eseguirla, come nel caso di gravi malattie emorragiche o di terapie anticoagulanti. Una visita specialistica con l'anestesista servirà a valutare il suo stato di salute, ad evidenziare i suoi eventuali problemi personali e a controllare le sue analisi. In questa occasione le verrà chiesto il consenso scritto a ricevere un'eventuale analgesia epidurale.
Vantaggi:
  • riduce lo stress materno-fetale
  • favorisce la dilatazione del collo uterino (accorciando i tempi del travaglio)
  • i bambini sono svegli e vivaci, poiché i farmaci analgesici vengono iniettati e utilizzati a livello dei nervi lombari della madre, con scarsa o nulla azione fetale
  • in caso di taglio cesareo, il cateterino peridurale già posizionato permette rapidamente l'esecuzione di un'anestesia peridurale, meno disturbante e rischiosa dell'anestesia generale (ed anche in questo caso la madre può rimanere sveglia e veder nascere il proprio bambino)

Effetti collaterali possibili:
  • sensazione di gambe "calde e pesanti"
  • difficoltà ad urinare
  • abbassamento transitorio della pressione arteriosa
  • prurito di lieve entità
  • difficoltà a muoversi